La riforma costituzionale è un errore, politico ed istituzionale.
by adrianoranalli
Il prossimo 4 dicembre gli italiani sono chiamati al referendum costituzionale, ma la legge di revisione manca di legittimazione politica ed istituzionale.
di Adriano Ranalli
A pochi giorni dal #referendum costituzionale (4 dicembre, dalle 7 alle 23), desidero anch’io esprimere il mio parere in merito.
Quanto segue non ha la pretesa di essere esaustivo e indefettibile.
Cercherò, ad ogni modo, di dare una visione complessiva e schematica della riforma, accompagnata da quelle che sono le perplessità e le criticità che essa presenta secondo il mio punto di vista in merito alle procedure, ai metodi, ai contenuti ed alle prospettive politiche.
La riforma costituzionale prevede un unico quesito, così proposto agli elettori: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione?”
Il semplice fatto di avere un quesito così lungo e complesso, concernente una molteplicità di materie diverse, rappresenta un primo problema di non poco conto: il “quesitone unico” -unito alla spavalderia renziana nel legare il successo referendario alla sua carriera politica- ha generato un “effetto plebiscito” nei confronti dell’operato governativo. Prendere o lasciare, questo è il succo.